In un contesto sociosanitario dominato dal progressivo miglioramento della qualità della vita, è inevitabile assistere ad un invecchiamento generale della popolazione, dovuto logicamente ad una migliorata capacità del sistema sanitario di far fronte alle patologie che, un tempo incurabili, ora vengono gestite in maniera efficace e prolungata. All’interno di questo quadro favorevole vanno però collocate diverse patologie fortemente invalidanti, in particolar modo quelle ad origine autoimmune; si tratta molto spesso di condizioni ingravescenti che non hanno possibilità di cura o di «ritorno alla normalità», che influiscono non solo sulle condizioni fisiche del paziente ma che colpiscono in maniera indiretta anche la psiche degli individui coinvolti, in quanto la quotidianità viene stravolta e riadattata in funzione della nuova patologia: in questi casi il sistema sanitario nonché i singoli professionisti coinvolti sono chiamati a mettere in campo le loro competenze al fine di garantire una qualità della vita quanto più possibile eccellente per il paziente, e proprio in quest’ottica la parola chiave è la multidisciplinarietà.
La gestione di una patologia già di per sé articolata si complica ulteriormente in presenza di più morbilità; l’esigenza di capacità cliniche specifiche e di competenze trasversali rende necessario integrare l’esperienza di professionisti differenti per poter affrontare la patologia invalidante da diversi punti di vista: se da un lato il professionista clinico specializzato (reumatologo, dermatologo, ...) possiede le competenze necessarie per affrontare la patologia dal lato prettamente clinico e fisiologico, dal lato opposto il farmacista ospedaliero possiede nozioni fondamentali nella stesura di un percorso assistenziale (farmacologico e non solo) efficace e mirato verso il paziente, che permette sia di innalzare considerevolmente la qualità della vita del malato, destinato a «convivere» con la patologia ma riuscendo a limitarne le conseguenze invalidanti, sia di indirizzare verso la scelta dei farmaci più idonei ed efficaci da un punto di vista clinico, senza però trascurare l’impatto economico della scelta farmacologica.
E’ proprio all’interno di questa visione multidisciplinare (o, per meglio dire, Interdisciplinare) che il termine «cronicità» assume un significato completamente nuovo; affrontare la cronicità significa dunque raccogliere una «sfida di sistema, che deve andare oltre i limiti delle diverse istituzioni, superare i confini tra servizi sanitari e sociali, promuovere l’integrazione tra differenti professionalità, attribuire una effettiva ed efficace centralità alla persona e al suo progetto di cura e di vita».
RESPONSABILE SCIENTIFICO
Dott.ssa Maria Ernestina Faggiano, Bari
FACULTY
Prof. Paolo Amerio, Chieti
Dott.ssa Maria Ernestina Faggiano, Bari
Dott. Gaspare Gugliemi, Napoli
Dott.ssa Daniela Iovine, Napoli
Prof.ssa Enrica Menditto, Napoli
Prof. Carlo Francesco Selmi, Milano